PRCS 401
GROTTA DEL MONTE DEI PINI Stampa 

Dati generali

Numero catasto REGIONE F.V.G.
401
Numero catasto 1- CATASTO STORICO VG
2945
Area geografica
CARSO TRIESTINO
Nazione
ITALIA
Provincia
TRIESTE
Comune
TRIESTE
Dislivello
130 m
Sviluppo
472 m
Profondità
130 m
Num. ingressi
1
Pozzo di accesso
Pozzi interni
Artificiale/Naturale
Naturale

Altri nomi

GROTTA DEL MONTE DEI PINI DI GROPADA
GROTTA SOTTO LA CIMA DEL MONCALVO DI GROPADA

Descrizione

DESCRIZIONE: gli abitanti di Gropada conoscono questa cavità dagli inizi dell'altro secolo e, all'epoca, correvano fantasiose leggende nelle quali veniva descritta come un antro di profondità notevole, ricettacolo di merci di contrabbando e di dubbia provenienza. Successivamente, in epoca imprecisata, l'ingresso venne chiuso con il concorso di tutti gli uomini del paese che allo scopo trascinarono sulla vetta del monte un grande macigno. Nel 1924 l'Associazione XXX Ottobre, reso nuovamente accessibile l'imbocco, esplorò la cavità che risultò essere interessante dal punto di vista speleologico, ma priva di altri aspetti notevoli e così, quello stesso giorno, l'argine che tratteneva il materiale scavato venne fatto crollare per chiudere di nuovo l'accesso. Tale operazione fu pretesa probabilmente dal proprietario del fondo e deve essere attribuita all'iniziativa degli esploratori, nell'intento di impedire altre visite. Appena trent'anni dopo il Gruppo Grotte "Carlo Debeljak" intraprese ancora una volta la disostruzione dell'imbocco, che richiese molte settimane di lavoro e l'erezione di una barriera di tronchi per arginare il materiale accumulato sul fondo della dolina; l'intenzione degli speleologi era solo quella di rendere nuovamente accessibile l'estesa cavità, ma la visita riservò invece molte gradite sorprese conducendo alla scoperta di numerose diramazioni, sfuggite all'attenzione dei primi esploratori, il rilievo dei quali, tralaltro, risultò del tutto inesatto L'esame sistematico di ogni ambiente rivelò l'esistenza di passaggi ignoti che davano accesso a gallerie e caverne, alcune delle quali adorne di belle concrezioni; le ricognizioni effettuate in varie riprese e nel volgere di parecchi anni portarono sempre a nuove scoperte grazie alle quali nel 1963 lo sviluppo della grotta raggiunse 297m; la presenza di evidenti segni di un'antica attività idrica in molti ambienti offrì inoltre la possibilità di formulare nuove ipotesi sull'origine di questa complessa ed interessante cavità. Solo dopo alcuni anni, però, venne nuovamente presa in considerazione l'ipotesi di una possibile continuazione e così, nell' ottobre del 1975 e dopo molti giorni di lavoro, eseguito spesso in condizioni proibitive, venne aperto un passaggio, costituito da una strettoia molto impegnativa (punto 32 del rilievo). Le ultime esplorazioni hanno dato quindi i seguenti risultati: ripartendo dalla caverna in direzione Sud si percorre uno stretto meandro, le cui pareti sono costituite da massi accatastati; dopo 2,5m un'altra strettoia, anch'essa malagevole, immette in un ambiente che presenta una morfologia di crollo. Percorsa ancora una decina di metri si incontrano le prime tracce di calcificazione (punto 35); la direzione volge bruscamente a Nord-Est, formando quasi una retroversione. La distanza fra le pareti aumenta fino a raggiungere 3m di larghezza e quindi un'ultima strettoia (punto 36) dà accesso ad una cavernetta semicircolare, di circa 6m di diametro, nella quale si incontrano delle vaschette d'acqua (punti 37 e 38) e si può osservare una calcificazione più evidente; prima di proseguire l'esplorazione, partendo dalle vaschette d'acqua (punto 38), si può risalire in arrampicata una galleria ascendente e fortemente inclinata, 50°circa (punti 44 e 45); questo ambiente è completamente concrezionato e vi si trovano depositi calcitici di rara bellezza. La galleria termina in un ampio camino che alla sommità si restringe in una fessura impraticabile. Ritornando alle vaschette d'acqua (punto 38) e percorrendo una ripida china che ha un'inclinazione di circa 40° ed è lunga 15m, si arriva alla sommità di un ampio pozzo (punto 40) che sprofonda verticalmente per 15m (punto 41); il terreno si mantiene fortemente inclinato e porta, attraverso una serie di vani e dopo ulteriori 10m, alla profondità di 128m, dove una pozza d'acqua preclude ulteriori prosecuzioni (punto 43).

Per proseguire l'esplorazione occorre risalire attraverso il piano inclinato che raggiunge l'imbocco del pozzo sino al punto 39 (?), dove un basso passaggio nell'argilla, orientato in direzione Est, largo all'inizio 1,5m e alto circa 60cm, porta agli ambienti successivi. Dopo pochi metri le pareti e la volta si ampliano formando una piccola caverna che ha il suolo costituito da argilla e detriti rocciosi (punto 47); da questa saletta una finestra orientata Sud-Ovest, immette nel pozzo profondo 20m (?) precedentemente descritto. Si prosegue quindi in direzione Est (punto 48) e, percorsi pochi metri lungo un corridoio inclinato lateralmente e ingombro d'argilla, si sbocca in una caverna le cui dimensioni, decisamente ragguardevoli, ne fanno l'ambiente più ampio di tutta la cavità: l'asse maggiore misura ben 45m, la larghezza si mantiene mediamente attorno ai 12m e la volta, nella sua massima altezza, risulta essere di 20m. La base fortemente inclinata della caverna è un insieme caotico di massi accatastati che raggiungono dimensioni considerevoli, tra i quali occorre destreggiarsi per proseguire (punti 49 e 50); sulla sabbia depositata fra i massi si notano alcuni rivoletti d'acqua di stillicidio. Nel tratto successivo (punto 51) le dimensioni dei massi diventano tali da rendere utile l'ausilio di circa 6m di corda (scala). Si arriva così nella zona in cui la caverna è più alta (punto 53): qui i massi di crollo costituiscono ancora il piano sul quale si avanza e, verso la parte terminale della cavità, sono coperti da un cospicuo deposito di sabbia, che, da un'analisi chimica, è risultata conterere una forte percentuale di silice, circa 85%; questo deposito interessa la zona corrispondente ai punti 54,55 e 56, e raggiunge in qualche punto uno spessore superiore ai 2m. Oltre il cumulo di sabbia (punto 55), che occupa l'ultima parte della caverna, si trova un bacino d'acqua che forma una sorta di sifone. Per raggiungere la massima profondità si deve scendere in uno stretto cunicolo, con le pareti fortemente corrose ed il suolo formato da argilla, formatosi probabilmente in epoche successive rispetto al resto della grotta, il fondo del quale (punto 58) raggiunge 130m di profondità; la lunghezza totale della grotta, in proiezione, risulta essere di 472m. NOTA: cavità pulita dal Gruppo Speleologico San Giusto

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Note

1) SEGNALATA ALLA REGIONE PER FUTURA TUTELA
1) GROTTA AD ANDAMENTO ORIZZONTALE E VERTICALE
2) PROSECUZIONI INACCESSIBILI
2) GROTTA FOSSILE
3) CAVITA' FACENTE PARTE DEL SECONDO GRUPPO DI GROTTE RIPOSIZIONATE SU CTR 1:5000 CON GPS (2000)
4) POSIZIONE ESEGUITA CON GPS DIFFERENZIALE

Pozzi

Ramo Nome ramo Profondità (m)
1 - 13
1 - 8
1 - 16.5
1 - 5
1 - 3
1 - 4
1 - 2
1 - 6
1 - 6
1 - 20.5
1 - 7.5
1 - 6
1 - 8
1 - 20

Rilievi

Bibliografia

GHERLIZZA F., 1983, - 100 Gruppo Grotte del C.A.T. ed., Trieste 1983: 1-208
BOEGAN E., 1938, Il Timavo. Ist. It. di Spel., Memorie, serie Geol. e Geof., Mem. II, Trieste 1938: 1-251
MAUCCI W., 1959, Lo stato attuale del catasto speleologico della Ve nezia Giulia (Grotte del Carso triestino). Rassegna Speleologica It., 11 (4): 190-219 e Boll. della Soc. Adr. di Sc. Nat., 51: 149-186
GASPARO F., 1976, Note sulle morfologie di corrosione e di concrezio namento calcitico condizionate dalla presenza di d epositi di riempimento nella Grotta Azzurra di Sa- Atti e Memorie, 16: 117-130
FORTI F., SEMERARO R., 1979, Sistema ipogeo del Carso triestino: sedimentazione e speleogenesi. Atti IV Conv. di Spel. del F.V.G., Pordenone nov. 1979, Pordenone 1983: 123-131

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